Marco CalovoloCome promesso, dopo la prima parte di qualche settimana fa ho nuovamente scelto di raccontarvi episodi curiosi vissuti in pista nel corso degli anni. Oggi mi sono focalizzato su piccole cose quali possono essere un ammortizzatore, una pastiglia del freno e il motorino d’avviamento, particolari piccoli ma che possono fare la differenza, consapevolmente o inconsapevolmente. Per la serie “Ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare…”

 

Diepholz, DTM, circuito ricavato in un aeroporto militare. È un anno magico, con l’Alfa Romeo stiamo vincendo tutto. Il nostro pilota leader in campionato è incontenibile. Una forza della natura. Ma in Gara 1 un contatto lo relega al decimo posto. Parte per Gara 2, tutto bene. È velocissimo, un sorpasso dopo l’altro. Poi circa a metà gara, in bagarre, allarga una curva ed esce nell’erba alta. Sobbalza ma poi rientra, non perde molto. Forza ancora. I tempi sul giro sono inavvicinabili, per gli altri. Vince la gara. Dopo le verifiche tecniche, i meccanici alzano la macchina sui martinetti. L’ammortizzatore posteriore destro si sfila dal suo fodero, al rallentatore, e la ruota, altrettanto dolcemente, si adagia verso l’esterno. Uscendo di pista aveva colpito, nascosta dall’erba, una luce di segnalazione in cemento dell’aeroporto. E ha vinto la corsa partendo decimo… Dedicato a chi, con infinita passione e maniacale attenzione, spende ore per rifinire l’assetto con precisione chirurgica.

Brands Hatch. WTCC, gara 2. Secondo posto in Gara 1, quindi, per l’inversione della griglia per i primi dieci, partiamo noni in Gara 2. La macchina è a posto dalla prima sessione, poi è la gara di casa per il nostro pilota. Partenza da fermo, via! Tutto bene. In due giri risale al settimo posto e la gara è ancora lunga. Al terzo giro vedo che il primo tempo intermedio è più alto del solito. Qualcosa non va come dovrebbe, non è normale. “Ho un problema ai freni” dice via radio, nient’altro. Strano, non è un circuito duro per i freni e dopo Gara 1 erano perfetti. Perde una posizione. Poi stabilizza il ritmo e si difende fino alla fine. Controlliamo la macchina e vediamo che un fermo delle pastiglie freno posteriori, a destra, si è tranciato ed è volato via con la pastiglia esterna. Niente più i freni posteriori e non abbastanza frenata su quelli anteriori. Chi lo seguiva ha visto uscire la pastiglia dalle razze del cerchio. Fatico a credere che abbia potuto perdere così poco tempo con un’auto che frenava la metà del solito. A Brands Hatch, poi! Mi spiega, tranquillo: “Paddock Hill Bend è una delle curve più difficili del mondo. È una destra veloce, si fa in quarta, quasi un salto. Seguono una forte compressione e una frenata violenta. In condizioni normali si fatica a tenere la macchina sull’asfalto, a non saltare oltre il cordolo a sinistra.” La pastiglia è volata via alla frenata prima di Paddock Hill Bend. Pedale freno giù. Mentre con la mano sinistra ha tenuto la macchina in traiettoria, con la destra ha spostato il limitatore di frenata tutto in avanti. “Poi, certo, non potevo frenare troppo sotto alle curve. Ma perdere una posizione con tre quarti di gara ancora da fare non è male.” No, penso io, non è davvero male. Anche perché ha avuto meno di cinque secondi per capire cosa fosse successo e trovare una soluzione prima della frenata successiva. Cinque secondi non sono molti, in effetti. Conto: 1, 2, 3, 4, 5…

Norimberga, DTM. Secondo anno. Nel primo abbiamo vinto tutto e da allora i nostri rivali ci marcano stretti. Hanno sfornato una macchina nuova, bellissima. Non vogliono perdere il loro campionato una seconda volta. Vinciamo gara 1. Ci schieriamo per la seconda gara. Siamo sulla griglia di partenza. Quando mettiamo in moto, al segnale del minuto, il motorino di avviamento non ingrana. Panico. Proviamo ancora. Niente. Proviamo ancora. Finalmente ingrana, e il motore va in moto. Ma l’accaduto non sfugge all’occhio attento del nemico. Mancano pochi secondi alla bandiera verde per iniziare il giro di formazione. E allora, con scoperta evidenza, viene esposto il cartello di partenza ritardata “Start delayed”. Non ci crediamo, non può essere vero. Il nemico sorride perfidamente soddisfatto. Spegniamo nuovamente il motore. Non possiamo surriscaldarlo. E alla nuova partenza il motorino di avviamento muore, definitivamente. Sfilano tutte le altre macchine. Avviamo a spinta e partiamo ultimi. La rincorsa è furiosa, dissennata, implacabile. Arriva la bandiera a scacchi ed è secondo. Ma equivale a una vittoria, di quelle che fanno la storia. Seduto sul tetto della macchina alza il pugno al cielo e fulmina il nemico. Oggi, signori miei, non ce n’è per nessuno.

Marco Calovolo