Riprendendo una celebre frase del film “Blade Runner”, vorrei raccontarvi alcuni episodi e retroscena che definire curiosi è riduttivo (ne seguiranno altri, purtroppo o per fortuna ne ho in mente moltissimi) che ho vissuto durante la mia carriera nel motorsport. Buon divertimento!
Italia, Campionato Superturismo. Rapporti da oltre 250 km/h. Contatto alla prima curva, solo poche razze del cerchio anteriore destro rimangono al loro posto. Di fermarsi neanche a parlarne. Arriva a fine gara: “Vibrava talmente che faticavo a vedere la pista e il pedale del freno andava giù.” 4° posto finale, da non credere…!
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Norimberga, DTM, circuito cittadino. Macchina nuova. Qualifica. Gli dico: “Il giro è corto, le gomme vanno in temperatura al secondo giro; fai il primo tranquillo e poi lanciati. Quello buono è il secondo.” Risposta: “Ok, va bene“. Posizione al primo giro di riscaldamento: pole position. Posizione al secondo giro, quello buono: sul tetto, macchina da buttare. Passo a seguire la seconda macchina, il pilota è uno che non l’ha mai vista prima, uno che arriva dal turismo nazionale, lo stesso delle razze volate via, un rimpiazzo dell’ultima ora. Briefing: mezzo pollo e un litro di birra a testa. Piove, poi smette. Dico: “Partiamo con le gomme slick” Occhiata dubbiosa: “Ma sei sicuro?” “No, ma tanto tu riesci a guidarla” gli rispondo. Quando si sbriciola la frizione, la maledetta, è in testa di un giro. Penso: “Questo è un fenomeno vero”. In effetti ha poi vinto un certo numero di campionati, e continua ancora…
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Helsinki, DTM/ITC, circuito cittadino. Prove libere, mattina: macchina picchiata pesantemente. Telaio a cavatappi. Cominciamo subito a ripararla. Verso mezzanotte, dalle foreste arriva un furgone di energumeni, amici di una leggenda dei rallies presente nel team. Scaricano casse di birra, pistoni idraulici e catene da motonave. Tirano, spingono, divaricano. Dopo 3 ore di scricchiolii inquietanti proviamo a installare il motore: perfetto! Ricaricano tutto e partono, sgommando, all’alba. Portiamo la macchina in pit-lane, il paddock con le tende è lontano, proviamo a ricostruirla lì in tempo per la gara. Tiro fuori un meccanico da sotto la macchina, dorme, sfinito. Tifo da stadio alle nostre spalle quando l’auto si muove. Usciamo in tempo, di poco, per lo schieramento. Dopo 24 ore ininterrotte di lavoro chiedo in radio, ansioso: “Come va?” Risposta: “Va tutto bene, ma il volante è un pochino storto…” Dopo pochi giri è di nuovo a muro. Sono soddisfazioni anche queste…
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Hockenheim, DTM, altro pilota. Capacità serbatoio limitata per regolamento. Siamo in testa alla gara ma rischiamo di rimanere a secco. Di rallentare neanche a parlarne. Il motore manca appena tagliato il traguardo. Verifiche: per regolamento devono rimanere almeno 3 litri. Non ci sono, neanche a strizzarla. Si avvicina il capo dei Commissari tecnici e comanda: “Ora riempire serbatoio e controllare capacità“. Lassù qualcuno ci ama!!
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Jyväskylä, Finlandia , Rally 1000 Laghi. “Abbiamo capottato ma siamo sulle ruote. Arriviamo al servizio.” Lavoro frenetico nei 45 minuti a disposizione. Solo 4 meccanici più i 2 piloti possono lavorare sulla vettura. Niente di irreparabile. Volano parafanghi, cofano, ammortizzatori e sospensioni. Ok, nessun ritardo al controllo orario. Siamo ancora in gara. Due ore più tardi, stessa prova: “Abbiamo picchiato duro, macchina capottata di punta. Siamo fermi.” Recuperiamo quello che rimane della macchina, nella foresta. Se la ripariamo possiamo ripartire per l’ultima tappa, con una penalità. Di ritirarsi neanche a parlarne. Avanti, quindi. Altre parti di carrozzeria, parabrezza, porte, ancora sospensioni, ammortizzatori, lavoro frenetico. Sempre 4 meccanici più i 2 piloti, anche solo per passare le chiavi. A un certo punto, in mezzo alla scena dantesca nella quale si era trasformata l’assistenza, l’autore del disastro pensa bene di dire: “È meglio se vado in albergo perché sono un po’ stanco, vorrei riposarmi per domani” A volte, inconsciamente, si corrono rischi maggiori che non capottare a 150 km/h nella foresta finlandese…
Marco Calovolo