Nel mio vagabondare nel mondo delle corse ho incontrato persone davvero speciali, il cui lavoro è spesso sotto evidenziato, a volte per italica consuetudine: parlo di navigatori, co-piloti rally, off-road o regolarità che siano. Professionisti, o non professionisti, straordinari compagni di viaggio, oltre l’evento in sé. E, si badi bene, lo dico con cognizione di causa. Mille anni fa ho condiviso con alcuni di loro molte notti magiche, consumando strade e benzina durante le ricognizioni prima, gomme e freni durante le gare poi. Eh sì, una volta si correva di notte, anche per questioni di permessi di chiusura dei tratti cronometrati: si partiva a tarda sera e via a scrivere le note, poi a correggerle di passaggio in passaggio fino alle prime luci dell’alba. Consumavamo le strade. Prima il pilota dettava, poi ascoltava le note corrette, aggiustate, limate, rifinite, che poi avrebbero dettato il ritmo. E poi via in gara. Lo spartito, con gli anticipi, le pause, le ripetizioni, i commenti a fine prova. E poi i lunghi silenzi nei trasferimenti, interrotti solo dal conteggio dei tempi, dal gracchiare della radio (altro che cellulari!) e dal calcolo di quanto tempo rimaneva per fare assistenza. Che allora era libera, prima e dopo le prove, e quindi chi era meglio organizzato, e arrivava ad occupare con i mezzi il posto migliore, perdeva meno tempo e lavorava meglio. Ho ancora davanti agli occhi i piani assistenza della squadra ufficiale degli anni d’oro, prodotti da un pool di grandi nomi tra i navigatori degli anni ’70. Capolavori di accuratezza grafica, logistica, organizzativa, di una precisione non esagero a dire militare. Erano tutti disegnati a mano (!) con un realismo impressionante. E le note: “arrivare presto!!” , oppure “se punto A indisponibile andare a punto B“, o ancora “parcheggiare vicino a spiazzo per l’elicottero“. Perché é anche e soprattutto questa la funzione del co-pilota, avere la visione di insieme, essere la testa pensante e lucida dell’equipaggio. Se poi anche il pilota dà il suo contributo, tanto di guadagnato, ma non é così scontato… Più un navigatore è bravo e più é in grado di alleggerire il pilota da tutta la burocrazia di gara, verifiche, orari, circolari informative. Il pilota deve solo pensare a guidare bene, e possibilmente entro i limiti fisici della vettura. Tra i professionisti poi, il rapporto tra pilota e co-pilota si arricchisce anche di una valenza tecnica, indispensabile per lo sviluppo della vettura. Durante i test è il navigatore che raccoglie a caldo le prime impressioni del pilota, sul particolare appena provato. Spesso è lui l’interfaccia con gli ingegneri del team e per certi versi la sua funzione si avvicina a quella del race engineer in pista, oltre, però, ad occuparsi di tutto il resto. Non è raro trovare, tra pilota e navigatore, sodalizi di lunghissima data che durano tutta una carriera. E a volte anche dopo. Un’ultima osservazione: molti ex-navigatori hanno raggiunto posizioni di assoluto prestigio sia in aziende private che in organismi istituzionali, vincendo più di una volta il confronto diretto con i loro ex-colleghi piloti. Credo che ciò dipenda dalla forma mentis del co-pilota, che deve riuscire a mantenere una visione lucida e distaccata dell’evento sopportando condizioni di stress psicofisico prolungato. Non è un caso che anche molte navigatrici abbiano dimostrato qualità eccezionali e meritato successi assolutamente paragonabili a quelli dei loro colleghi maschi. Da (ex) pilota di rally: grazie a voi tutti, signore e signori navigatori, per il vostro prezioso lavoro!
Marco Calovolo