Marco CalovoloMi è stato chiesto di scrivere delle note su alcuni temi, che possano essere di interesse per gli appassionati di competizioni automobilistiche. Idea originale…  Molte le penne che da anni riportano e commentano, con maestria assoluta, i mille spunti delle cronache motoristiche. Troppe per presumere una via di originalità, un taglio inedito, una luce nuova. Le storie di oggi, le storie di ieri. No, posso solo dire di avere attraversato molti, troppi, anni di voglia di corse, di adrenalina a volte eccessiva, di stanchezza profonda per qualcosa che non ha funzionato come avrebbe dovuto, di voglia di gradino più alto e nient’altro.

In Coppa America dicono “there is no second” ed è proprio vero, non c’é secondo. Se non pensi così, se non vivi per assaporare quell’emozione di totale, onnipotente ebrezza che ti attraversa quando sai di essere il migliore, bene, tutto il resto ti dà solo la distanza che ancora ti separa dall’essere il numero uno. Per un effimero, eterno, intensissimo istante.

Ho attraversato molti, troppi, anni di corse per non sapere di avere avuto la fortuna di essere testimone di un’epoca unica e irripetibile delle competizioni automobilistiche, le corse, nell’Italia degli ultimi tre decenni. I primi timidi, incerti e goffi passi nell’olimpo del rally mondiale. Quasi troppo bello per poter essere vero. Il colloquio, sostenuto con l’allora Direttore Tecnico, personaggio in grado di stemperare l’esame di assunzione in una lezione, privata, di tecnica e dinamica dell’autoveicolo.

Mi accorgo di avere pudore nello scrivere i nomi di persone che hanno insegnato a tutto il mondo come si concepisce, si progetta, si costruisce, si sviluppa e si rende imbattibile, perché era imbattibile, una vettura da rally.  Nomi già molto, e meglio, celebrati.  E poi gli anni del DTM, delle ruote scoperte e della Formula 1, del SuperTurismo italiano ed europeo, del rally ancora e, spero per molto ancora, del World Touring Car Championship.

Ho avuto la fortuna di essere lì al momento giusto e di conoscerli, e come loro altri in seguito. Grandi e meno grandi, molti ancora in giro per autodromi, altri no.

Molte volte testimone, qualche volta protagonista, sotto il podio e nei momenti meno facili.

Impari una cosa, con gli anni: le corse perfette puoi contarle sulle dita di una mano e non sono quasi mai quelle in cui tutto è filato liscio. Sono quelle nate da un’idea che ti ha sfinito a forza di girarti in testa.

È incredibile come tutto sembri facile, a posteriori, quando ottieni il risultato. Anche se fino all’ultimo è stato tutto in salita. Poi, una scelta di gomme al di là del buon senso con la pista bagnata, un assetto stravolto ad una vettura già vincente ma che sapevi, più che altro intuivi, che non avrebbe tenuto per tutta la gara.  E, quando va bene, l’abbraccio del tuo pilota, altrimenti una pacca sulla spalla e via da capo.

Sì, dopo è facile.

Marco Calovolo